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Fuorisalone 2024: la casa probiotica dell’architetta Simona Kemenater

Fuorisalone 2024: la casa probiotica dell’architetta Simona Kemenater

ProbioHouse faceva parte dell’attrazione del Fuorisalone nel quartiere Isola Design, che abbiamo scoperto grazie ad un invito dall’azienda Eclisse.

La casa probiotica è un’installazione ideata per offrire un’esperienza sensoriale in un appartamemento realizzato con materiali ecosostenibili e biocompatibili, arricchita da microrganismi benefici per gli abitanti.
L’oasi urbana, come chiama l’appartamento l’architetto e autore dell’idea, è un’implementazione del tema principale della Milano Design Week, ovvero “Materia Natura”.

Il progetto prevede la riqualificazione di un appartamento di 65 mq, situato in via Edolo 9, nel quartiere Isola, a Milano, utilizzando materiali a basso impatto ambientale, l’applicazione di probiotici, un approccio circolare all’edilizia, tempi di realizzazione ridotti, il contenimento dei rifiuti e un rapporto qualità-prezzo accessibile. Il tutto per dimostrare che un’architettura viva è possibile, e che può integrarsi armoniosamente nel design e nel budget dei progetti abitativi.

Il progetto La Casa Probiotica non mira a suscitare sorpresa scenografica negli ospiti. Non nascondiamo che è per questo motivo che abbiamo voluto scrivere di questa installazione. Il progetto è un’ispirazione realizzabile.

L’Arch. Simona Kemenater: “Nella fase di progettazione, abbiamo considerato attentamente se arredare completamente la casa per presentarla nel suo assetto completo, ma abbiamo optato per un allestimento più simile a quello di un finale di cantiere. Questa scelta ci ha permesso di apprezzare appieno le caratteristiche dei materiali da costruzione senza l’influenza degli elementi dell’arredo, ad eccezione di quelli connessi allo svolgimento delle attività nella ProbioHouse.

Il benessere raccontato nella ProbioHouse si basa su una progettazione a scala umana, dove spazio luce e colore creano un ambiente confortevole per la nostra esistenza, ed anche il substrato ideale per il proliferare dei microrganismi buoni.

Microrganismi e microbiota ambientale

Lo studio dell’applicazione dei microrganismi negli spazi di vita si inserisce nell’ambito della biofilia, la disciplina che studia la tendenza dell’uomo ad essere attratto da tutto ciò che è vivo e vitale.

In netta contrapposizione all’uso sempre più diffuso e pubblicizzato di antibatterici, anche nei materiali da costruzione, ProbioHouse utilizza materiali compatibili con in nostro benessere che creano un habitat ideale per la colonizzazione da parte di batteri buoni, molto simili a quelli che ben conosciamo come integratori per la salute del nostro microbiota intestinale. Il tema innovativo, oggetto di numerosi studi in ambito medico scientifico, è la scoperta dell’esistenza di un microbiota ambientale caratteristico di ciascuno spazio abitato.

I microrganismi per natura si organizzano in sistemi, in grado di assolvere a funzioni complesse fondamentali per la nostra sopravvivenza e quella dell’intero pianeta. Solo per citare alcuni esempi la fotosintesi, la fermentazione, la concimazione naturale del terreno sono processi complessi gestiti da un gruppo di batteri che lavorano in sinergia.
I microrganismi, organizzati in team, possono contribuire al miglioramento delle condizioni ambientali negli spazi confinati e alla soluzione della Sick Building Syndrome.

SSK Studio e ProbioArKS

ProbioHouse – La Casa Probiotica, è opera di SSK Studio in collaborazione con ProbioArKS con sede a Roma. Simona Kemenater già da alcuni anni alla progettazione architettonica attenta al sostenibile affianca l’introduzione di microrganismi nei materiali da costruzione e nella cura degli spazi di vita.
I progetti dello studio hanno come obiettivo il comfort ambientale, che viene ritenuto strettamente connesso alla salute personale; si basano sul progetto del colore funzionale e dell’illuminazione, elementi fondamentali, insieme alla distribuzione spaziale, per raggiungere il benessere dei fruitori.

La passione per l’interazione tra architettura e biotecnologie è nata quasi per gioco, venendo a conoscenza della possibilità di curare i nostri spazi domestici con i probiotici. Da qui alla sperimentazione nei materiali e nella cura del verde il passo è stato breve, sulla scorta di una serie di esperienze documentate avvenute in Giappone da parte dell’agronomo e microbiologo Teruo Higa a partire dagli anni ’90.
L’uso di microrganismi è stato infatti sperimentato per la ricostruzione di interi centri abitati dopo il disastro nucleare di Fukushima al fine di ridurre l’inquinamento radioattivo, con ottimi risultati, e poi ripetuto in occasione di altri disastri ambientali.
Il sistema costruttivo della ProbioHouse è già stato applicato da SSK Studio in altri interventi di ristrutturazione, anche nei centri storici.

ProbioArKS si è posta l’obiettivo di diffondere questo nuovo concetto dell’abitare, che implica una revisione del nostro approccio alla vita e delle nostre abitudini, anche se in direzione semplificativa. 
La formazione multisettoriale è alla base della diffusione del progetto che coinvolge numerosi aspetti dell’esistenza. Numerose aziende partner collaborano in qualità di sponsor fornendo i materiali selezionati per il progetto, che devono avere caratteristiche di biocompatibilità, facile smaltimento e rispettare standard di ecosostenibilità più generali. Sappendo che il settore edile è responsabile del 38% delle emissioni globali, gli autori hanno optato per una ristrutturazione conservativa, anche al fine di ridurre la produzione di rifiuti da cantiere.

Le pavimentazioni in cementine di graniglia, tipiche dell’architettura economica milanese anni ’40 a cui l’edificio appartiene, sono state il punto di partenza per lo sviluppo del progetto e per la scelta dei materiali. La distribuzione spaziale è rimasta pressoché invariata a parte un arretramento della parete di ingresso del bagno, volta a definire un piccolo disimpegno che oltre a garantire una maggiore privacy, determina una rottura nello schema stretto e lungo dell’ingresso, tipico dell’epoca.

David Trubridge è stata una delle prime aziende a cui abbiamo proposto di partecipare, grazie alla profonda impronta ecosostenibile del suo fondatore, inglese di nascita neozelandese di adozione. È stata anche la prima a sostenere il progetto offrendoci il suo supporto nel fornire i corpi illuminanti, in linea con le sue politiche di responsabilità per l’ambiente, che l’hanno resa famosa a livello mondiale.

Fantini Rubinetti partecipa al progetto con la linea Icona Classic, selezionata oltre che per il design retrò rivisitato e per le caratteristiche tecnologiche che consentono il risparmio idrico, per la dichiarazione di intenti del designer Vincent Van Duysen alla ricerca di un benessere legato a “cose serene e tranquille (…) al di là di tutto ciò che segue le tendenze e la moda”.

Un prodotto innovativo di cui ci siamo innamorati al primo sguardo è stata la carta da parati Organoid, realizzata con erbe, fieno e fiori provenienti dal Tirolo pressati e visibili a occhio nudo: un prodotto biofilico che porta benessere attraverso i tre sensi tatto, vista e olfatto.

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De La Pietra Compattata sono le forniture di tutti i nuovi pavimenti e rivestimenti: il concetto di pietre di scarto recuperate, macinate in un originale impasto e compattate mediante pressatura è il principio produttivo che guida l’azienda, super sostenibile, e che ci è sembrata perfetta per riprendere la pavimentazione mancante in cementine di graniglia: lo stesso principio di recupero dei materiali di scarto che ispirava le graniglie ma applicato alle tecnologie del XXI secolo. La tessitura dei nuovi materiali, sebbene cromaticamente simile a quelli originali, consentirà la lettura critica delle zone recuperate e di quelle di nuova posa.

Una attenzione particolare è stata prestata al progetto di climatizzazione canalizzato: per le bocchette di mandata abbiamo selezionato il sistema a scomparsa prodotto da Ventmann e distribuito per l’Italia da Icaria: la pulizia formale dei diffusori in gesso, che si integrano con la parete nella forma di tagli complanare, si accompagna alla tecnologia coanda che crea una diffusione omogenea del flusso d’aria, privo di correnti dirette, per garantire il comfort ambientale e l’omogeneità della temperatura.

Tutte le porte originali in legno sono state restaurate, anche quella della cucina, trasformata in porta scorrevole mediante l’installazione di un controtelaio Eclisse Luce grazie al quale gli interruttori sono stati posizionati in corrispondenza del vano scorrevole, unica zona rimasta disponibile per una comoda accensione dall’ingresso.

Nel bagno i sanitari hanno forme di impatto che ben si legano agli elementi stile “Novecento” del contesto; è stata selezionata Ceramica Flaminia, perché l’azienda non utilizza il trattamento antibatterico che caratterizza gran parte della produzione ceramica attuale: occorre educare i nostri committenti alla riscoperta della vita che possiamo coltivare nelle nostre case, consapevoli che il nostro benessere parte dalla convivenza con l’ecosistema benefico che naturalmente ci dovrebbe circondare e che quotidianamente sterminiamo con l’abuso di antibatterici e disinfettanti.

Per il piatto doccia abbiamo selezionato Kaldewei, l’azienda che ha coniato il concetto di LUXSTAINABILITY®. L’uso di acciaio smaltato soddisfa i requisiti di sostenibilità grazie ad una lunga durata del prodotto associata alla possibilità di riciclo: significa che un prodotto ha soddisfatto le esigenze di chi lo ha posseduto per decenni prima di ricominciare il suo percorso come materia prima o materiale riciclabile e rinascere di nuovo con lo stesso livello di qualità.

Durante la nostra visita, le pareti dell’appartamento sono state decorate con la sua installazione Parole Vive (“parole vive”) della calligrafa Marta Lagna, che ha realizzato una decorazione murale viva utilizzando vernici ecologiche con l’aggiunta dei probiotici KEIM.

Presentata anche l’installazione Effimeri Jewels di SSK Microarchitetture: un esperimento su gioielli realizzati con materiali compostabili trattati con probiotici. È una provocazione nei confronti del fast fashion, che mira a offrire un’alternativa non inquinante alla tendenza dell’usa e getta nel settore della moda, ma anche degli accessori per la casa.

Perché la casa probiotica ci ha deliziato? Forse per la sua autenticità nel diluvio di attrazioni belle, spettacolari ma anche ingannevoli della Milano Design Week.

Come scrivono gli organizzatori, lungi da uno stile elitario, La Casa Probiotica si è democraticamente messa a disposizione di tutti, dimostrando un giusto investimento economico in grado di garantire il rispetto della filiera produttiva e la selezione delle materie prime di origine certificata. È attraverso la qualità e la durabilità che possiamo aspirare e avere oggetti che possano essere definiti ecologici e che possano trasformarsi per adattarsi alla nostra variabilità.


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